Crisi in Ucraina, cessate il fuoco dopo le mediazioni europee.
Dopo i missili missilistici di Kramatorsk si spera nella soluzione diplomatica
I leader che hanno partecipato ai colloqui di Minsk sulla crisi in Ucraina hanno trovato un accordo, dopo una maratona notturna di 16 ore. Previsto un cessate il fuoco a partire dal 15 febbraio, scatterà alla mezzanotte del sabato. Finché non sarà raggiunta una tregua completa tutte le parti dovrebbero mostrare «moderazione» ed evitare «spargimenti di sangue inutili», ha detto Vladimir Putin annunciando l’intesa. Al vertice, ha aggiunto il presidente russo, è stato concordato anche il ritiro delle armi pesanti dalla linea del fronte del conflitto. Tutti i prigionieri di guerra del conflitto nel Donbass saranno liberati «entro 19 giorni» secondo una «formula tutti per tutti», ha aggiunto il presidente ucraino Petro Poroshenko.
Ma la strada per la pace è ancora lunga. Lo dimostra la notizia data dal portavoce delle forze armate ucraine, Andrii Lisenko, citato dall’agenzia Ukrinform: nella notte, mentre erano in corso i negoziati di Minsk, una colonna militare russa formata da 50 carri armati e altri mezzi bellici avrebbe attraversato il confine con l’Ucraina. Mentre Putin, poco dopo aver raggiunto l’accordo, provoca: i soldati governativi ucraini circondati dai ribelli filo-russi all’Est debbono arrendersi prima che entri in vigore la tregua. Sebbene il presidente russo sia stato attento a non fare direttamente propria tale pretesa, attribuendola invece ai separatisti, questa pretesa potrebbe apparire come la prima doccia fredda sul pur cauto ottimismo suscitato dai risultati delle trattative. Secondo Putin, i governativi sotto assedio sarebbero «un gruppo rilevante, tra i seimila e gli ottomila uomini».
L’accordo raggiunto a Misk non è totale: i ribelli non vogliano ritirarsi e non sarebbe stata raggiunta l’intesa né sulla linea della demarcazione dei confini orientale né sul suo futuro status giuridico di quella parte del Paese. «Kiev dovrebbe fare una riforma costituzionale per rispettare i diritti della popolazione dell’Ucraina dell’est», ha detto lo «zar» parlando coi giornalisti al margine del summit. Ma poco dopo è arrivata la replica del presidente ucraino Petro Poroshneko: niente via libera alla richiesta di concedere uno statuto federalista né di autonomia per le regioni nell’est del paese rivendicate dai ribelli separatisti filorussi.